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Palazzo Paradiso è da sempre un luogo centrale entro il perimetro delle istituzioni culturali della città. Sorto come delizia e residenza nobiliare nella Ferrara estense, il palazzo deve il suo nome al giardino racchiuso dal muro di cinta, un “paradiso” intimo e raccolto come proiezione verso l’esterno delle sale affrescate del complesso. Un’altra spiegazione associa, in verità, il nome del palazzo ad un affresco raffigurante il paradiso, oggi non più conservato.

Passato dagli Este ai signori Pio da Carpi, quindi ritornato nella disponibilità dei marchesi di Ferrara, palazzo Paradiso viene affittato nel 1567 al Maestrato dei Savi, poi definitivamente acquistato dalla Municipalità nel 1586. Si apre così la seconda fase della vita del palazzo, destinato a sede unitaria dello Studio, le cui facoltà erano fino ad allora disseminate in diversi immobili in città. Insieme alle trasformazioni del palazzo per aprirsi alla nuova funzione d’uso, lo spazio del giardino viene destinato ad “orto dei semplici”.

Già dal XV secolo l’insegnamento di botanica era compreso tra le lezioni accademiche, ma non si hanno testimonianze certe sull’esistenza di un orto dei semplici in città; si ha comunque notizia di giardini privati aperti alla coltivazione delle piante medicamentose, tra cui gli spazi ducali nelle delizie del Belvedere e della Montagnola o nel giardino del Padiglione accanto al Castello.

Le prime attestazioni documentarie di un orto botanico a Ferrara si datano agli inizi del Settecento: in un verbale della Congregazione dell’Università del 1729 si stabilisce la destinazione del giardino di Palazzo Paradiso a orto dei semplici; documenti di pochi anni successivi registrano in effetti l’attività dell’orto nel palazzo dell’Università.

Al momento dell’emenazione delle Costituzioni sopra lo Studio della città di Ferrara, promulgate nel 1742 dal legato Raniero D’Elci, la cattedra dei Semplici era affidata al sacerdote Giuseppe Bellaya mentre il custode dell’orto era il sacerdote Giovanni Banci da Firenze.

Nel 1792 viene pubblicato un catalogo delle piante dell’orto botanico, a cura del custode Francesco Maria Giacomini: sono registrate 2800 piante, di cui 561 ad uso medicinale.

Tra 1803 e 1832 la cattedra di botanica è retta da Antonio Campana, che riveste anche il ruolo di prefetto dell’orto. Autore di una Farmacopea ferrarese tradotta in molte lingue, Campana compila tra 1812 e 1815 un catalogo delle piante dell’orto botanico, registrando 4200 specie (salite a 5500 nel 1824). A lui si deve l’introduzione dell’uso del tepidario nelle serre dell’orto per la cura delle piante durante l’inverno.

Nel 1919 l’orto viene trasferito in via Scandiana, quindi riallestito pochi anni dopo, nel 1925, a Palazzo Paradiso. Al 1963 si data il definitivo trasferimento dell’orto botanico cittadino nel giardino di Palazzo Turchi Di Bagno.